Visualizzazione post con etichetta bambini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bambini. Mostra tutti i post

venerdì 5 gennaio 2024

Ritorno al futuro, in direzione ostinata e contraria

Di nuovo al blog personale, dopo tanto

Ritorno a usare questo blog, dopo tanto tempo, perché ci sta, e anche perché chissà forse è un modo – riprendersi gli spazi, usarli, insistere a cercare la comunicazione che da qualche parte forse può passare – per invertire quel “trend” nefasto per cui miliardi di piccoli comportamenti quotidiani regressivi stanno portando probabilmente il pianeta alla catastrofe (e lo scrivo da inguaribile, ostinato ottimista, che però cerca di usare quel poco di intelligenza che ancora gli rimane, invece di spenderla come si usa oggi a descrivere le meraviglie di una intelligenza artificiale che comunque intelligente non è, perché banalmente non ha coscienza di quello che fa!)

The Children's Virtual Museum of Smal Animals


Non riesco a non citare l’esempio incredibile freschissimo di una donna famosa che, nell’annunciare al mondo di essere mamma, pubblica una foto in cui nasconde la faccia della bambina! Ricordo che le leggi sulla riservatezza erano in origine per evitare che io pubblicassi la foto di tuo figlio senza dirtelo, ma sembra che oggi io stesso trovi automatico e normale censurare le foto del mio bambino/a, perché se l’immagine di un neonato è visibile in rete, chissà cosa gli potrebbe succedere! Ma siamo pazzi? Siamo una società che ha paura dei sorrisi dei bambini (tranne quelli della pubblicità!) e ha eletto il pensiero morboso a pensiero dominante, così come sponsorizza di fatto il bullismo nelle scuole, che ormai è la prima preoccupazione di tanti bambini nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria. Cioè, un problema che avrebbe una dimensione contenuta, a forza di “combatterlo” diventa dominante, centrale nel pensiero e nella vita delle persone e delle società. Come quando negli anni 80 l’occidente organizzò le prime “missioni di pace“ in Somalia perché c’era il “pericolo” dell’integralismo islamico. Per quel poco che vale, in quegli anni poche donne musulmane portavano il velo, le studentesse afgane giravano in minigonna, e dopo il nostro sollecito intervento, nel giro di pochi decenni, sappiamo come sono andate le cose. Potremmo chiedere all’intelligenza artificiale di spiegarci perché, per “difendere” alcuni dei nostri figli da un eventuale pericolo estremamente remoto, stiamo crescendo una intera generazione nella paura. Che, sappiamo, è la madre di ogni violenza.

Siamo noi i responsabili, tutti insieme, del disastro presente

Miliardi di post e interazioni sulle diverse piattaforme sociali - da utenti passivi di televisione che credono si tratti sempre e solo di consumare prodotti altrui, non ce ne rendiamo conto – in realtà giorno per giorno cambiano il mondo, e non certo per il meglio. Se non fossimo tutti a contemplare in modo narcisistico (e masochista?) la nostra immagine spavalda o spaventata nello specchio, magari ce ne renderemmo conto, vedremmo come, per inseguire “tendenze” che si affermano nei pollai online frequentati da una maggioranza di analfabeti, si è nel tempo degradata anche la comunicazione audiovisiva professionale, stravolgendo l’idea stessa di informazione.

E il bello è che tutti crediamo che le cose le decidano i “giganti del web”, e che noi non contiamo niente. Come quando Google (probabilmente il gigante dei giganti, tra il motore di ricerca quasi in monopolio, YouTube e l’80% dei telefonini Android) cercò a un a un certo punto di farci lasciare Facebook e Twitter per il suo Google +. Chi se lo ricorda?

The Children's Virtual Museum of Smal Animals
Siamo noi che decidiamo, non come singoli ovviamente, ma come il più potente super organismo che si sia mai visto sulla faccia di questa terra (altro che le api!). Nessuno di noi conta singolarmente (gli influencer un po’ di più, ma neanche tanto!), e però mettendo insieme miliardi di minchiate interconnesse in tempo reale attraverso tutto il pianeta, esercitiamo letteralmente a casaccio il più grosso potere mai visto nella storia. E dato che nemmeno immaginiamo di farlo, devolviamo di fatto quel potere a una politica che il disinteresse di noi cittadini consegna ogni giorno di più alla finanza e al mercato, e a imperi del web che noi stessi costruiamo e facciamo grandi con i nostri clic. Altro che le psicopatologie di massa degli anni 30 e 40 del secolo scorso! Non so se la singola ape sappia che fa parte di un super organismo. Ma se ognuno di noi si rendesse contro del fatto banalissimo che tutte le volte che “postiamo” un frase o un’immagine produciamo informazione, il mondo già domani sarebbe un posto migliore!

Le risposte dei bambini

Oggi, i bambini di cui si “protegge” l’immagine sono sistematicamente nascosti alla coscienza sociale, di loro si raccontano sciocchezze inimmaginabili a cui credono tutti, come la fanfaluca dei nativi digitali, e così li si consegna al bullismo, al disagio giovanile, al deficit d’attenzione e in definitiva agli psicologi.

Ma di fronte a una società che non vuole crescere né progredire, devastata dalle ideologie novecentesche della velocità e della competizione, per cui tutti corriamo come matti senza sapere dove andiamo, i bambini, quando li metti nelle condizioni di giocare insieme in un contesto diciamo protetto, cioè oltre gli stereotipi del consumo e delle relazioni sociali difficili, con adulti garanti delle regole e disposti ad ascoltarli, sono loro che ti insegnano, e che forse ti possono indicare una possibile via di salvezza, perché hanno ancora qualcosa che a una certa età spesso si perde: la voglia, la gioia, la curiosità di vivere.

Lavorare con loro negli anni 1980 era una fantastica scuola di vita, e lo è anche oggi oggi, perché i bambini non cambiano. Scriveva Walter Benjiamin nel 1928: “I bambini stanno in scena e istruiscono e educano gli attenti educatori!”. E Gesù Cristo: “Se non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.

The Children's Virtual Museum of Smal Animals
Io ho cercato di parlare di quello che mi davano bambini, di scriverlo citando quello che vedevo e anche le loro esatte parole, in libri sull’animazione teatrale, sui bambini e l’ambiente… Boh? Facevo video che sapevo diversi, li proponevo ai media educator e anche ai professionisti, che per lo più sentenziavano con la frase standard, sempre uguale: Belli, ma non adatti alla TV!” Salvo poi magari dopo 10 anni dirti: “Sai, ho rivisto quella cosa, era nuova e interessante!” Mentre in Italia nella RAI l’interesse per i bambini a poco a poco svaniva completamente

Adesso, per mettere insieme e pubblicare qualcosa come un pensiero un po’ allargato sulla società presente (non solo guardare il mondo da un oblò, come sembra abbiano scelto di fare molti anche illustri intellettuali nostrani ) e lo spreco pazzesco di tecnologia, con l’esortazione però a darci una mossa, ho dovuto puntare su una una casa editrice americana, che si rivolge al mercato accademico (ahi, i prezzi!) e comunque mi ha accettato l’argomento e poi ha sottoposto lo scritto a una revisione credo non banale. Boh, non so se sia davvero il segno credibile che non sto delirando per conto mio… comunque il libro sta uscendo adesso.

Farsi il sito web offline

La ragione per cui pubblico questo articolo nel blog “Tools Strumenti” è perché – dopo anni in cui il mio indirizzo web in realtà dirottava su siti gratuiti on line, in cui uno può anche sbizzarrirsi a partire da modelli interessanti e d’effetto, ma che alla fine ti limitano entro schemi più o meno rigidi e comunque non tuoi, e a cui collegare un dominio costa non poco - sono tornato finalmente a realizzare il mio sito web con un software sempre facile e grafico (non maneggio l’HTML) ma che, mentre lo usi, impari come si fa! Che è poi quella cosa per cui negli anni 80 e 90 del secolo scorso gran parte delle novità tecnologiche non arrivano dal mercato delle grandi aziende (che fornivano essenzialmente l’hardware), ma dall’iniziativa libera e collaborativa (non sempre volontaria, qualcosa si rubavano l’un l’altro! 😸) di tanti appassionati che, oltre a scaricare app, dettavano comunque, con le loro soluzioni software, anche alla stessa industria strade verso il futuro non ispirate al Grande Fratello, a Star Trek, agli Avengers o ai cartoni animati dei Pronipoti, che invece – in mancanza nei decenni di una alfabetizzazione digitale minima della massa dei consumatori - sono tornati ad essere il riferimento culturale degli anni 2020, così come dei 1960!

The Children's Virtual Museum of Smal Animals

Ad ogni modo, per storie mie e anche per una questione di costi, in passato, dopo tante prove ed esperimenti, avevo realizzato i mie siti web off line usando il software Web Plus, della Serif di Nottingham (of course!). Causa i miei limiti tecnici come webmaster e come grafico, non avevo fatto grandi cose, ma cercavo comunque di mettere insieme pagine navigabili, avendo in mente le cose che volevo comunicare, piuttosto che criteri astratti da seguire per “fare un sito web”, frase completamente priva di senso, dato che in un sito web ci può stare ogni espressione possibile dell’esperienza, comunicazione, azione e pensiero umani, e quindi solo pensare che esista una regola “generale” da seguire è una bestialità. Oggi, la maggioranza usa un software online che sarà anche un cavallo di razza, ma – a parte che pensato originalmente per i blog magari potrebbe non essere il più adatto per organizzare, che so, una esposizione universale! - diciamo che è piuttosto difficile da domare, per cui alla fine moltissimi siti web si assomigliano in modo imbarazzante.

La prima regola della comunicazione – che segna il successo o meno degli spot pubblicitari – è la capacità di distinguersi, in modo che mentre mi legge o mi guarda, il lettore, osservatore, cliente non pensi a qualcun altro. E prima che seguire webinar raffinati sulle regole del SEO, per catturare i visitatori unici che passano di lì, chi vuole farsi notare sul web immagino dovrebbe – ditemelo, se sbaglio! - avere pagine che alla prima occhiata non si confondano con quelle degli altri.

Dopo di che, gli esperti di comunicazione on line ti spiegano anche che su una pagina web i navigatori si fermano, quando va bene, pochi minuti. Cioè, gli stessi che poi perdono ore sui social network e che qualcuno crede che un domani si caleranno con entusiasmo negli ambienti immersivi del metaverso? Ma ci pensiamo al significato di quello che ci diciamo e scriviamo?


Se sui siti web la gente non si ferma, significa che così come li stiamo facendo non funzionano. Punto! E siamo condizionati da una cultura televisiva passiva, da modelli di consumo fine a se stesso, che ci impedisce per esempio di capire che lo sviluppo del Web non è determinato da ciò che vediamo o scarichiamo, ma da ciò, globalmente, che ci mettiamo. Ma forse è un ragionamento difficile per per chi dà per scontato che il potere della rete debba ridursi a supermercato, intrattenimento, o concentrato di burocrazia! E poi ci meravigliamo perché facciamo le guerre!
The Children's Virtual Museum of Smal Animals

A un certo punto a Nottingham comunque hanno smesso di sviluppare quel software, e poi il web builder non è stato più incluso nella nuova serie di applicazioni. Non potendo continuare a lavorare sul programma vecchio che ancora basava le gallerie su Flash ho cercato parecchio se c’era qualche applicazione on line versatile, e che non obbligasse ad abbonamenti costosi. Né l’uno nell’altro! Per cui torno a scegliere l’offline, soluzione che non è più complicata e alla fine ti restituisce anche il controllo su quello che fai. Provate cose forse ottime ma con cui davvero non c’era intesa, alla fine ho scelto WYSIWYG Web Builder, il cui aggiornamento di questi giorni mi propone ora di passare alla nuova versione integrata con l’intelligenza artificiale.

Quello che mi interessa è potere, all’occorrenza, agire su ogni elemento, i testi, le immagini, la navigazione (non come quando si ti dicono, saccenti: si può fare tutto, ma questa immagine più piccola no, quell’altra spostarla, nemmeno!). Anche se in questo caso, partito comunque da un “template” modificato, mi accorgo, nel riguardare, che il menu laterale a comparsa sulla destra, su uno schermo piccolo non scorre. Vado a vedere, provo altri parametri. Ora va bene, mi piace!

Come con un’automobile, un vestito, uno strumento musicale, credo che un software vada scelto non perché lo usano tutti, ma perché si incontra con il nostro gusto e ci permette di realizzare le nostre intenzionianche che, dopo tanta navigazione in rete, tutti noi dovremmo possedere almeno quella base di cultura latente su come funziona un sito web che, se anche non abbiamo il tempo di imparare a farci le pagine da soli, possiamo con un web master avere un rapporto di collaborazione, in modo da non delegare sempre a qualcun altro non solo la parte tecnica, ma anche la gestione delle nostri intenzioni e, in questa come in altre cose, sempre adeguarci.

Poi certi mostri in rete li vediamo tutti, ma qui si entra in un altro discorso…


martedì 16 gennaio 2018

Gli strumenti per fare il video, 1

Di questi tempi sono due i progetti in cui sono impegnato, per cos¡ dire tangenti e complementari, che vedono protagonisti i bambini come produttori di informazione: Lo Sguardo dei Bambini sul Mondo, che sta partendo proprio ora, con già la collaborazione di numerosi soggetti a livello internazionale, e Il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, che esiste da alcuni anni come attività su base più o meno volontaria, e che si vorrebbe presto pure rilanciare questa volta in modo continuo e professionale.
In comune, hanno l'utilizzo attivo della tecnologia, in maniera diretta da parte dei bambini, oppure gestita da adulti che si mettono direttamente al servizio dei bambini o che collaborano fattivamente con loro, su un piano si potrebbe dire di parità. Cioè tutti, ognuno per la sua parte, imparano e insegnano qualcosa, e insieme si produce. I bambini ci mettono in più la vitalità e la capacità di giocare con entusiasmo e curiosità e gli adulti l'esperienza e la perizia tecnica. Poi, dato che ci divertiamo tutti molto e i mezzi di oggi si possono usare anche in modo molto istintivo, può succedere che qualche adulto a volte sia più bravo a giocare dei bambini, e che dei bambini trovino soluzioni tecniche, con la videocamera o il computer, a cui i loro maestri adulti non avrebbero mai pensato.

L'informazione che facciamo si basa soprattutto sullo strumento video, usando attrezzi non professionali – li mettiamo nelle mani direttamente dei bambini, anche senza istruzioni preliminari - che però consentono una qualità decisamente buona, comparabile con quella di molte produzioni che si vedono al cinema, in TV e sul web. E siccome le suggestioni del mercato arrivano spesso frenetiche e confuse, qui diremo alcune cose sulle macchine che usiamo, sperando di fornire informazioni utili a chi, accingendoci a realizzare per esempio un audiovisivo scolastico, a volte si accontenta di soluzioni improvvisate e di risultati mediocri, ignorando che con un minimo di attenzione e cura anche chi è alle prime armi può realizzare produzioni più che dignitose, in grado di essere proposte a un pubblico vero, oltre la consueta benevolenza e pazienza di genitori, nonni e amici.

A parte la disponibilità pratica, i gusti e le scelte individuali e oltre l'adeguamento acritico ai luoghi comuni, ci sono alcuni criteri che andrebbero tenuti presenti, per valutare gli strumenti con cui effettuare le riprese, tenendo presente che, da quando le memorie allo stato solido hanno sostituito pellicole e nastri, le macchine per il video possono ormai assumere qualsiasi forma. Qui di seguito ci riferiamo a videocamere tradizionali, fotocamere, smartphone e tablet. Non prendiamo in considerazioni altri strumenti, che servono pure a fare video, ma più particolari, come le web cam e le action cam.

Ergonomia: come le macchine si tengono in mano. Una videocamera “tradizionale” si impugna in modo saldo una mano sola, come si vuole, ha il display orientabile che consente un utilizzo a livello del suolo o tenendola con il braccio sollevato in alto o comunque anche molto lontano dal corpo, e ha l'attacco per essere posizionata su un treppiede. Una macchina fotografica, compatta o reflex, richiede l'uso delle due mani e se non ha il display orientabile limita fortemente il campo di visione; sono ottime con l'uso del treppiede. Un telefonino o un tablet vanno comunque impugnati con due mani (orizzontalmente, per favore, dato i video vanno poi su uno schermo TV!), consentono scarse possibilità di movimento e più facilmente rischiano di cadere. Se per i telefoni esistono semplici e economici adattatori per l'uso con un cavalletto o supporti  (riprese mosse e tremolanti, anche se le abbiamo fatte noi, sono sempre comunque molto fastidiose!), con i tablet si possono fare solo riprese a mano (e allora staccare quando si incomincia a tremare troppo!)

Versatilità: possibilità di usare la stessa attrezzatura per fare cose diverse. Le videocamere montano obiettivi zoom ottici molto spinti (dello zoom digitale, in generale, meglio non fidarsi troppo!), possono essere usate anche per scattare fotografie e consentono riprese dal grandangolo macro attaccato alla lente (molto utile per esempio se inquadriamo insetti) fino al super teleobiettivo (che però oltre certe focali andrebbe usato con un treppiede, pena riprese invedibili con effetto terremoto); hanno un microfono incorporato di discreta qualità. Lo stesso per quanto riguarda l'obiettivo le fotocamere cosiddette “bridge”, che ormai tutte consentono video in hd e che però sono generalmente carenti quanto a cattura del sonoro. Tra le compatte, che pure ormai vanno bene anche per i video, solo alcune hanno il super macro e lo zoom ottico è meno spinto. Con le fotocamere reflex, per il macro e il super tele occorre cambiare l'obiettivo. I telefonini e i tablet non hanno il super macro e lo zoom, solo digitale, se esiste è molto limitato; discrete, in diversi casi, sono le prestazioni sonore.

Qualità video. Non dipende dalla quantità di megapixel del sensore (per il video se ne usano molto meno che per le fotografie), ma dagli obiettivi e anche dal software che sovraintende all'acquisizione di immagini. Da questo punto di vista, le macchine fotografiche reflex non hanno rivali (se non alcune videocamere consumer di fascia alta, dotate a volte di tre sensori separati, uno per ogni colore primario, o di tipo professionale, e che comunque non reggono quanto a qualità degli obiettivi). Telefonini e tablet, in grado a volte anche di riprendere in 4K, sono dotati comunque di obiettivi molto piccoli, buoni per le riprese in piena luce, molto meno quando le condizioni di visibilità cominciano a farsi scarse (anche se in fotografia a volte il flash fa miracoli!)

Qualità audio. Per come sono progettate, le videocamere hanno sempre un discreto, a volte molto buono microfono incorporato zoom, stereo o addirittura 5 +1. Solo quelle di fascia alta hanno però l'attacco per un eventuale microfono esterno, che è considerato un accessorio praticamente indispensabile per le fotocamere reflex, i cui microfoni incorporati difficilmente sono al livello della qualità delle immagini. Scarsa di solito la qualità audio delle fotocamere compatte e bridge in particolare, disturbate dal rumore dello zoom motorizzato che, in ambienti silenziosi, facilmente emerge in modo fastidioso, mentre telefonini e tablet non hanno di questi problemi e, se dotati di microfoni e software di qualità, restituiscono un sonoro stereo più che discreto.

continua...