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Riprendo qui la seconda parte di questo discorso, che già era stato pubblicato per la prima volta in My Blog il 22 settembre 2012
Nei primi Novanta, lo stato dell’arte della multimedialità era Scala, su piattaforma Amiga. Costava caro e aveva bisogno appunto di un Amiga (o di una console CD32) per riprodurre i prodotti realizzati, con l’aggiunta di un dongle (chiave hardware). Pare che IBM nelle fiere, esponendo al pubblico i suoi PC compatibili, usasse degli Amiga nascosti che facevano girare le relative presentazioni realizzate con Scala! Ma Amiga era un sistema proprietario di Commodore, che nel 1994 dichiarò fallimento.
Io, non potendo permettermi Scala, presi un bel programmino realizzato in Svezia, Image Vision. La cosa interessante era che vendevano anche un “convertitore” per MS-dos, in modo che i prodotti realizzati avrebbero potuto girare tranquillamente sui PC. Ci fu uno scambio di lettere (cartacee, la vecchia snail-mail!) con i realizzatori, perché quel programma di conversione costava molto di più del software autore stesso, e io non potevo permettermelo. Credo che – non solo in riferimento a me – persero una ghiotta occasione!
Questa storia tradotta in video comunque, Il drago secolare, fu realizzata proprio con Image Vision, nei tempi brevissimi di un centro estivo, nel 1996, assemblando sfondi, anim-brushes, ambienti 3d presi da collezioni su CD ROM, e realizzando veloci animazioni con Brilliance.
Finì Amiga, i pc (dieci anni dopo!) diventarono adulti e multitasking con Windows ’95. Mentre i vecchi CD ROM di Scala MM400 e di DeLuxe Paint 5 per Amiga ormai te li tiravano dietro, Scala stesso emigrava su PC (MM100, MM200), sempre facile e mitico (addirittura anche in italiano!), più accessibile, meno protetto, e usabile praticamente – parlo per esperienza diretta – dai bambini di quarta elementare da soli, dopo un quarto d’ora di presentazione. Nella nascente rete, insegnanti si scambiavano consigli sui comandi e i trucchi di Toolbook, da cui derivò anche un programma esplicitamente per bambini, Amico, carino ma, almeno nei miei ricordi
di allora, alquanto rigido. Tutto italiano e per le scuole nacque Incomedia, mentre attraverso le demo delle riviste si diffondeva un altro programma dalle ampie potenzialità, Illuminatus. Se i professionisti intanto migravano in massa verso il nuovo principe dei software autore, difficile ma potentissimo: Macromedia Director, altri programmi si affollavano attorno a quella che, personalmente, considero il momento più alto della possibile alfabetizzazione informatica di massa. Dopo – nonostante l’esplosione del web e il proliferare delle pagine personali e dei blog multimediali – è stata complessivamente regressione, dato che l’utente “normale”, pur avendola intravista, sembra aver rinunciato alla possibilità di fare davvero con i mezzi digitali. Oggi compra apps sempre più specifiche, che girano su dispositivi meno impegnativi dei computer, prodotti che spesso svolgono ognuno funzioni che, tutte insieme, non sarebbe difficile ritrovare in un unico software per es. di grafica. Scomposte, divise, consumate come “giochini” a sé stanti, queste funzioni allontano l’orizzonte di altre combinazioni possibili, la curiosità, l’apprendimento, l’invenzione.

La mia idea – e qui sarebbe davvero una bella cosa raccogliere intorno a questo piccolo blog una serie di pareri – è che tutto derivi da una impostazione errata dell’approccio allo strumento computer. E’ risultato più comodo, culturalmente e commercialmente, insegnare programmi e procedure per fare cose già stabilite. Ma il personal computer, per sua natura – a parte ovviamente gli specifici ambiti lavorativi – non serve per fare cose cose stabilite e non si insegna. Essenzialmente si scopre, si auto apprende, capendo man mano per quali attività della nostra vita può servire. E in base alle nostre esigenze, gusti, competenze, risorse, il software prima si cerca e poi si sceglie! Tutto un altro discorso dal sapere trasmissivo e televisivo a cui siamo abituati.