Leggo su Facebook un
post di Roberto Maragliano. C'è il link a un libro di Tim Parks, un libro
di carta, che parla in modo ironico di certe abitudini dei lettori
del giorno d'oggi, e da cui è tratta questa citazione,
che mi lascia francamente allibito:
«L'e-book,
eliminando tutte le variazioni nell’aspetto e nel peso dell’oggetto
che teniamo in mano e scoraggiando qualsiasi elemento che possa
distogliere la nostra attenzione da un preciso punto della sequenza
di parole (la pagina già letta scompare, quella successiva deve
ancora apparire), sembrerebbe avvicinarci all’essenza
dell’esperienza letteraria più del libro cartaceo (…) .
È come se fossimo stati liberati dai fattori estranei capaci di
distrarci dal testo e potessimo concentrarci sul piacere intrinseco
delle parole . ».
Irrispettosamente, ho commentato: “Eeehhh?”
Ma questo dove e come legge, e cosa scrive? E perché mai in questo mondo
così “connesso”, tanta gente si può permettere di prendere la
propria personale, particolare, limitata esperienza, o
addirittura sensazione, per farne paradigmi generali con cui
interpretare tutto quanto il mondo?
Chi ha scritto quelle
cose, forse gli ebook li
legge con un chip collegato direttamente al cervello, ma io per
esempio li leggo per lo più su un tablet, dove mi compaiono avvisi di email e messaggi. La “Costituzione della Repubblica
Italiana” ce l'ho addirittura su uno smarphone, così che la
lettura mi può essere interrotta da una telefonata. E lo schermo
poi, dispositivo Kindle o Kobo, PC, tablet o smartphone
appunto, dimensioni e risoluzione, fattore di
ingrandimento: ci sono diversi elementi materiali e variabili
soltanto relativi allo schermo che si frappongono tra le parole e la
lettura di un oggetto immateriale come un ebook!
C'è poi un
commento che mi lascia una sensazione
ancora più strana. Dice la sua autrice di amare i libri di carta, ma di
considerarli la “memoria storica di una modalità di lettura
che non mi appartiene più". Uno potrebbe anche pensare
"problemi suoi", e invece no! Perché prosegue così:" "Mi spiace solo
sapere che la scuola e gli insegnanti non riescano ad adeguarsi a
questo nuovo mondo digitale".
Adeguarsi, “mondo
digitale”? Ho paura! E faccio
qui due considerazioni.
Il libro da taluni
veniva dato per morente già nei primi anni Ottanta, con
l'apparizione delle video cassette. Che cosa c'entrano il libro e le
video cassette, va a saperlo, ma è un segno di come,
più dei ragionamenti e delle considerazioni tecnologiche, in certi
discorsi valga l'ideologia! Ci
si fissa in testa un'idea
di "futuro"
e le capacità di pensiero critico si dissolvono come fumo al vento.
Di
fatto, sono scomparse nel frattempo le video
cassette,
sia dai video registratori che dalle videocamere; sono a rischio di
scomparsa i dischi
ottici,
CD audio, CD ROM, DVD video ecc., inglobati in quel mostro divora
tutto che è il cloud,
(e a mio modesto parere c'è da augurarsi per il bene dell'umanità
che non succeda mai, perché il cloud, a differenza dei personal
computer
e del World
Wide Web,
ha i suoi padroni!);
sono inutilizzabili le prime enciclopedie digitali uscite a suo tempo
su dischetti
da 3”1/2
e anche quelle che si basavano sulla compatibilità con Windows
3.1;
sono scomparse le musicassette
e i walkman;
i dischi
di vinile
sono diventati una cosa puramente sfiziosa come le carrozze a cavalli
per i turisti di Roma; i vecchi televisori
attaccati all'antenna non vanno più senza un decoder;
sono passate talmente velocemente che nessuno se ne è accorto
tecnologie che al loro apparire venivano annunciate come il “futuro”:
videodischi
laser
analogici; musicassette
digitali;
mini
disc,
cassette professionali audio DAT...
e che altro?
Di
tutti i media che negli ultimi decenni abbiamo usato, uno solo è
rimasto: il libro!
Vero
è che, dopo decenni di tentativi maldestri, formati improbabili e
scomodi che, dopo i primi approcci entusiasti, ci facevano
abbandonare l'idea di leggere per esempio i “capolavori della letteratura straniera”
o la “poesia del mondo” in CD ROM, gli attuali ebook
sono per il libro di carta un concorrente
serio
e agguerrito (finalmente!) Ma la ragione per cui, pur perdendo il
ruolo quasi esclusivo che ha avuto per diversi secoli, il
libro di carta non scomparirà mai,
è molto semplice, ed è tecnica,
il suo sistema
operativo:
il libro è l'unico
medium che si interfaccia direttamente agli umani,
senza elettricità, senza “lettori”, senza il pericolo che domani
qualcuno (qualcun altro, non noi!) ci cambi le carte in tavola, e
succeda come per quel software multimediale che io userei ancora
perché così non ne fanno più, ma non gira su Windows a 64 bit, o
come sta accadendo – mi dicono – a quelli che hanno aggiornato il
Mac al sistema X
Yosemite,
e che si ritrovano con metà dei programmi che non vanno
più!
E
a certi cantori
odierni del digitale senza se e senza ma,
vorrei chiedere di riflettere se possa essere davvero considerata una
“rivoluzione” un mondo di utenti
che leggono
i libri e i giornali e guardano i video su un tablet, del tutto
ignari che con la tecnologia di oggi tutti
noi potremmo scrivere e pubblicare
i libri e i giornali, e fare
la televisione,
a ottimi livelli.
Il
problema è che si continua in modo acritico (e a questo punto direi
perfino sospetto)
a fare confusione
tra “tecnologia” e marketing,
e che il trend
industriale oligopolistico
degli ultimi anni sta scavando un solco incolmabile tra una élite
sempre più piccola di produttori
e la gran massa dei consumatori,
a cui si propinano aggeggi usa e getta che non richiedono più nessun
tipo di competenza per essere “usati” (a un centesimo delle loro
possibilità, ma questo è un dettaglio!) Esattamente il
contrario di quello che negli anni Ottanta e Novanta sembrava
prospettare la rivoluzione
digitale!
E
il mio personale pensiero è che in un mondo in cui il consumatore
tipo
di aggeggi digitali è di fatto sempre più analfabeta,
la contrapposizione tra i
libri di carta e gli ebook sia tutto sommato un problema secondario!