Una buona abitudine che forse dovremmo prendere, in questo mondo che ci ripetiamo essere in continua e tumultuosa trasformazione, è quella di periodicamente ripensare certe categorie mentali
attorno a cui il nostro pensiero ruota e si sviluppa, se permangono
valide nel tempo o se a un certo punto si svuotano parzialmente o
totalmente di significato. A cominciare dall'idea stessa della continua trasformazione,
che non ci spiega come, se certi aspetti della nostra vita in effetti
sono cambiati molto in pochi anni, altri ci sembrano addirittura segnati
da una immobilità avvilente. Per non parlare dell'assioma secondo il
quale le tecnologie informatiche sono una cosa da "giovani", che forse andrebbe un pochino rivisto, se non altro perché lo ripetiamo da oltre 40 anni!
Molto suggestiva, al suo apparire, fu questa idea degli "ambienti di apprendimento digitali". Ma, a parte la bellezza delle parole, a un certo punto la domanda va fatta: ha davvero un senso parlarne?
A parte questo articolo che sto scrivendo nel cloud, iniziato in treno su un tablet e completato poi nel browser del pc tower di casa, a parte le 3 mappe nel telefonino che mi danno una netta chiara visione satellitare anche di casa mia, a parte gli annunci di fine anno sui giornali che il 2016 ci porterà finalmente una realtà virtuale che funziona (e sarebbe anche ora!) dopo decenni ormai che ci smanetto, che animatamente ne discuto, che osservo da vicino adulti e bambini variamente trafficare con gli aggeggi informatici facendo di tutto, la parola "digitale" mi provoca un sincero fastidio, usata com'è ormai senza un significato preciso (che pure avrebbe) come un jolly universale per imporre al mondo un'ineluttabile modernità legata alle leggi universali del mercato!
E' vero che sono cambiate e anche profondamente le forme di produzione, elaborazione, archiviazione, trasmissione e comunicazione delle idee, ma non si può non rilevare che, per esempio, le idee stesse che passano nelle comunità degli umani sembrano ricalcare sempre più gli slogan della comunicazione pubblicitaria, piuttosto che beneficiare della ricchezza della rete. E le "descrizioni" del nuovo si svolgono per lo più per sillogismi: Siccome i "nativi digitali" stanno sul web o al telefonino, "quindi"... Dopo di che ognuno fa vangelo delle cose che crede di avere capito, o che si sta immaginando, e con quelle pretende di spiegare il mondo intero.
Chiacchiere! Che in un libro stampato, un ebook, sul web o al bar, fondamentalmente chiacchiere restano, che ormai nessuno ascolta. Tanto è vero che, a dispetto di un'orgia di strumenti per comunicare mai così abbondante nella storia dell'umanità, la comunicazione reale tra le persone, i gruppi, le culture, le etnie, le nazioni, sembra ogni giorno sempre più difficile. E sulle colonne parallele di giornali, blog, riviste web, convivono e non comunicano gli articoli che magnificano gli ultimi gadget digitali che una volta di più ci "cambieranno la vita" con quelli che parlano dei muri che si innalzano contro i migranti, come si trattasse di due pianeti distinti!
L'impressione è che ci hanno messo al tappeto con una overdose di tecnologia che ci espone al rischio di una allucinazione digitale permanente, mentre un dio mercato proto industriale ripete all'infinito i suoi mantra obsoleti (il liberismo è un sogno del Millesettecento!) per non farci capire che con gli aggeggi, se li usassimo fuori dalla gabbia di ideologia in cui ce li confezionano e ce li vendono, forse potremmo davvero cambiare il mondo reale, o almeno agire in modo attivo sulla società civile, la politica, l'economia, la natura, l'ambiente, che viceversa, con lo sguardo fisso nel display del nostro smartphone, percepiamo rassegnati come sempre più al di fuori di ogni nostro possibile controllo.
Ovviamente, queste sono le mie idee, per quanto non credo campate per aria, e non l'ennesimo vangelo, e mi piacerebbe sapere altri che cosa ne pensano, magari con un piccolo commento in questo blog.
Mentre osservo un po' basito il suggerimento di viaggio sul display del mio telefonino, che mi indica con dovizia di particolari tutte le stazioni del treno locale che dovrei prendere da Milano verso la Brianza, ma che fino alla stazione di Brescia mi vorrebbe fare andare a piedi! Eppure, per gli spostamenti in città, la stessa app mi indica con precisione le fermate della metropolitana e tutti gli autobus, ma... evidentemente non riesce a mettere insieme le due informazioni.