Prosegue il recupero degli articoli che avevo a suo tempo pubblicato in My Blog. Questo è del 21 aprile 2013 e lo sottoscrivo interamente!
Profetico Ivan Illich, quando nel 1981 descriveva le nuove povertà della società del benessere:
«…quello stato di opulenza frustrante che s’ingenera nelle persone menomate da una schiacciante soggezione alle ricchezze della produttività industriale. Essa non fa altro che privare le sue vittime della libertà e del potere di agire autonomamente, di vivere in maniera creativa; le riduce a sopravvivere grazie al fatto di essere inserite in relazioni di mercato».
Profetico Ivan Illich, quando nel 1981 descriveva le nuove povertà della società del benessere:
«…quello stato di opulenza frustrante che s’ingenera nelle persone menomate da una schiacciante soggezione alle ricchezze della produttività industriale. Essa non fa altro che privare le sue vittime della libertà e del potere di agire autonomamente, di vivere in maniera creativa; le riduce a sopravvivere grazie al fatto di essere inserite in relazioni di mercato».
Crisi economica a parte, che rende ancora più grottesco certo bieco consumismo, direi che ci siamo in pieno.
Rimandando a un altro articolo una piccola riflessione amara sui nuovi iMac “ultrasottili” (che li puoi passare sotto la porta ma non hanno più il lettore DVD: una autentica controrivoluzione fatta passare per “innovazione”!), in questi tempi di confusione totale e di ideologia modaiola imperante, chi nella sua storia di vita ha acquisito le giuste competenze, magari ingegnandosi e mettendo assieme pezzi diversi presi di qua e di là, può fare davvero di tutto e di più, a livelli di eccezionale qualità. Chi non le ha acquisite, o arriva oggi, a cominciare dai cosiddetti nativi”, rischia di ritrovarsi condannato a una totale passività, perché alla ridondanza di possibilità teoriche non corrispondono gli stimoli adeguati che, per varie strade, conducono una persona a intuire, capire, appassionarsi, approfondire.
Rimandando a un altro articolo una piccola riflessione amara sui nuovi iMac “ultrasottili” (che li puoi passare sotto la porta ma non hanno più il lettore DVD: una autentica controrivoluzione fatta passare per “innovazione”!), in questi tempi di confusione totale e di ideologia modaiola imperante, chi nella sua storia di vita ha acquisito le giuste competenze, magari ingegnandosi e mettendo assieme pezzi diversi presi di qua e di là, può fare davvero di tutto e di più, a livelli di eccezionale qualità. Chi non le ha acquisite, o arriva oggi, a cominciare dai cosiddetti nativi”, rischia di ritrovarsi condannato a una totale passività, perché alla ridondanza di possibilità teoriche non corrispondono gli stimoli adeguati che, per varie strade, conducono una persona a intuire, capire, appassionarsi, approfondire.
Prendiamo il video. Se è vero che oggi di possono usare molti strumenti diversi, senza sostanziali problemi di qualità, per il neofita l’approccio più naturale rimane quello attraverso la videocamera, strumento al video specificamente dedicato e che consente a chiunque in poco tempo di ottenere risultati di grande soddisfazione: impugnatura ergonomica, display orientabile, zoom con messa a fuoco dalla lente dell’obiettivo all’infinito, possibilità di fissarla comodamente su un treppiede, come pure di collegarla a un monitor per vedere grande, come in uno studio TV.
Il bambino piccolo ha generalmente timore rispetto al mezzo e preferisce averla sul cavalletto, perché quello che gli interessa di più non è fare effettivamente un video, ma giocare a guardare dentro nel piccolo schermo, o nel mirino, con eccitazione e curiosità: esattamente uguale oggi come 20 o 30 anni fa.
I bambini più grandi, i giovani e gli adulti (esattamente come ai tempi del super 8 negli anni 70!) tendenzialmente prendono in mano la macchina da presa e guardano di qua e di là senza metodo, come si guarda con gli occhi, ottenendo immagini per lo più orribili e confuse. E oggi che la produzione di video è alla portata di tutti con una quantità di aggeggi diversi, questo induce nei più la convinzione che agli utenti normali non è concesso fare video decenti, ma al massimo mettere su YouTube i nostri scherzi: nulla a che vedere con le cose professionali!
La macchina sul cavalletto invece, serve a dimostrare in pochi istanti che anche le nostre riprese possono essere perfette, se la si muove nel modo giusto o ancora meglio se non la si muove affatto. E chi si abitua alla qualità delle riprese sul cavalletto, dopo anche a mano riuscirà a produrre immagini prima impensabili, anche con dispositivi meno ergonomici, come lo smartphone o l’iPad.
Per questo, una educazione al linguaggio video (che insieme con la fotografia, la lettura la scrittura, il far di conto e la manipolazione del suono fa parte della alfabetizzazione di base nella società della informazione) è opportuno che parta dalla strumento videocamera. Poi quando uno ha imparato, potrà usare quello che vuole. *
Tra le varie cose preoccupanti di questi tempi confusi, dopo anni di fiera delle inutilità (tipo le macchine che usavano come supporto il mini-DVD, una cosa del tutto priva di senso dal punto di vista tecnico) e feedback nullo da parte di una utenza di massa mantenuta a bella posta analfabeta, c’è oggi la progressiva scomparsa delle videocamere dagli scaffali dei negozi…
* NOTA POST: 2 anni fa, prima versione di questo articolo, non era ancora così generalizzato l'uso delle macchine fotografiche reflex per realizzare video semi professionali. Il discorso però vale lo stesso, dato che qui si sta parlando di un approccio di base (e resta comunque da vedere se nel rapporto prezzo prestazioni le reflex siano davvero convenienti rispetto a una videocamera prosumer. Personalmente, a parte la gran cosa del mirino ottico, non credo!). Dirò solo che, se ovviamente è vero che anche le fotocamere stanno bene su un cavalletto, dal punto di vista display, ergonomia, sonoro, silenziosità dello zoom, una videocamera vera e propria è di solito molto più versatile e performante, per fare i video, di una macchina fotografica dello stesso prezzo.
Tra le varie cose preoccupanti di questi tempi confusi, dopo anni di fiera delle inutilità (tipo le macchine che usavano come supporto il mini-DVD, una cosa del tutto priva di senso dal punto di vista tecnico) e feedback nullo da parte di una utenza di massa mantenuta a bella posta analfabeta, c’è oggi la progressiva scomparsa delle videocamere dagli scaffali dei negozi…
* NOTA POST: 2 anni fa, prima versione di questo articolo, non era ancora così generalizzato l'uso delle macchine fotografiche reflex per realizzare video semi professionali. Il discorso però vale lo stesso, dato che qui si sta parlando di un approccio di base (e resta comunque da vedere se nel rapporto prezzo prestazioni le reflex siano davvero convenienti rispetto a una videocamera prosumer. Personalmente, a parte la gran cosa del mirino ottico, non credo!). Dirò solo che, se ovviamente è vero che anche le fotocamere stanno bene su un cavalletto, dal punto di vista display, ergonomia, sonoro, silenziosità dello zoom, una videocamera vera e propria è di solito molto più versatile e performante, per fare i video, di una macchina fotografica dello stesso prezzo.
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