mercoledì 10 giugno 2020

Salutare gli alberi!

In questi tempi di pandemia, sto riprendendo alcune mie abitudini solitarie e mi aggiro quando posso in aree verdi periferiche, poco frequentate, raccogliendo immagini di insetti e imparando gli alberi con l’aiuto di un software di riconoscimento.
Per gli insetti cerco di impratichirmi nell’uso della funzione tracciamento delle videocamere. Giro quando posso in 4k, per poter poi ingrandire ulteriormente il macro in HD.
giovane Metasequoia glyptostroboides
Ma lo strumento che considero oggi è un altro. Per il riconoscimento delle piante sul telefonino Android adopero PlantNet. Si fotografa direttamente dall’app, oppure si prendono immagini dalla galleria, e poi si chiede di confrontare le foglie, i frutti, i fiori, la corteccia, all’interno di un immenso data base a cui partecipano gli utenti dell’applicazione, che da tutto il mondo contribuiscono con le loro foto. Compare una lista di riconoscimenti probabili e se si è soddisfatti si conferma l’identificazione, meglio se incrociando più dati, per esempio foglie e fiori (o frutti).

Sembrano operazioni piccole e semplici ma, se ci pensiamo, compiendole stiamo già passando, tranquillamente, da raccoglitori compulsivi e tutto sommato ignoranti di immagini a costruttori di cultura, perché – se lo vogliamo, non è necessario iscriversi, ma forse queste sono le reti per cui vale la pena di mettere in gioco consapevolmente qualche dato, in progetti orizzontali e condivisi, coerenti con il secolo in cui viviamo, e soprattutto a cui partecipiamo come soggetti attivi! - ora è a disposizione del mondo la nostra foto della giovane Metasequoia glyptostroboides, l’abete d’acqua, che non esiste allo stato naturale fuori dalla Cina, e ce ne sono davvero pochi in giro. Questo ha qualche rametto secco, speriamo che non siano il segno di un problema più grave.
Ma poi capita anche, mentre sono lì che fotografo e riconosco, che incrocio proprio il tipo che un giorno ha raccolto un seme sotto uno dei tre alberi adulti di quel tipo esistenti in città e ha provato a
Celtis australis, bagolaro
piantarlo lì.
Incontro casuale ma neanche troppo, a simboleggiare questo tempo in cui virtuale e reale, locale e globale, tecnologia e natura si possono intrecciare in modo semplice e armonioso, se appena ci ricordiamo che al centro stanno gli incontri, le relazioni, le persone.
Per me, è un bel ritorno ai tempi antichi – a cavallo tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso - della “Natura in città”, “La Meravigliosa Storia del Pino degli Aghi Lunghi e dei Suoi Amici”, “È interessante la Pigna Volante?”, quando conducevo progetti di animazione ambientale con i bambini della scuola dell’infanzia e imparavo con loro, tra scienza, esperienza, emozione, come è naturale per il bambino piccolo, ancora “nativo scienziato” e poi spesso non è più negli stanchi e ripetitivi apprendimenti successivi, che toccano solo marginalmente le nostre vite e ai più non interessano.

Carpinus betulus, carpino, semi verdi
Riconoscere alberi, fiori, erbe non è facile, non solo perché sono tanti, diversi nelle specie e anche negli individui, ma anche perché questi esseri vivi cambiano con il tempo e le stagioni, esattamente come noi umani, che possiamo avere i capelli più lunghi o corti, i baffi e la barba, vestiti diversi, o anche crescere di statura nell’età bambina o incurvarci nella vecchiaia, ma siamo sempre noi! Per questo per i bambini in particolare, che sentono una naturale empatia con il mondo vivente, è gioia scoprire nell’albero amico il nuovo germoglio, il fiore appena spuntato o che sta ormai appassendo, il frutto acerbo che dopo un po’ si ripassa di lì ed è maturo.

Raccogliere e fare ordine tra le foto è ancora meno facile. Oggi tutti riempiamo i telefonini di immagini, ma poi non le riguardano, non le selezioniamo, e non diventano parte della nostra vita come forse accadeva un tempo con le vecchie stampe, ma vanno ad affollarsi in quella avvolgente impalpabile assoluta ridondanza di informazioni, in fondo alla quale per molti cittadini degli anni 2000 spesso è difficile ritrovarsi. Problema culturale e sociale centrale della nostra epoca, qui solo accennato.
Comunque, anche se a volte non è il caso di azzardare in modo preciso la specie (OK, è un olmo, ma quale?), poi è bello destreggiarsi tra il gelso bianco e il gelso nero (che ha le more decisamente più more!), i pruni e i ciliegi (ma quanti ce ne sono, e quanto diversi!), l’albero di Giuda e il bagolaro,
Fraxinus excelsior, frassino
i tigli in fiore pieni di api e di quelli che gli inglesi chiamano gli scarabei rossi soldati,
e poi i semi di acero, frassino e carpino, che diversamente voleranno tutti come elicotteri!
Mi rendo conto che ancora l’esperienza con i bimbi delle materne condiziona non poco il mio modo di guardare agli alberi, ma forse mi serve anche per capirli di più. E, quando li incontro sul mio cammino, è sempre bello salutarli!