Ci
sono applicazioni che servono per fare le cose. Una volta le
chiamavamo “programmi” o “software”.
Servono per scrivere questo articolo, per elaborare una foto, per
fare musica, per collegarsi alla rete come utente o per organizzare
il proprio sito web o il blog. Vanno installate sul computer,
telefonino, tablet, oppure sono utilizzabili direttamente on
line. Cosa sia meglio, dipende dalle circostanze, dai gusti,
dalle abitudini di ognuno.
Io
per esempio, per scrivere cose come questo articolo preferisco in
genere lavorare off line con un programma di testi installato
nel computer e poi incollare quello che ho scritto nella maschera del
blog, che si basa invece se un software residente in rete. A
volte mi capita di avere idee mentre sono in giro, e allora
incomincio a scrivere direttamente dallo smartphone,
depositando il contenuto in rete in uno spazio mio nel cosiddetto
cloud,
che è sincronizzato con tutti i dispositivi che uso. Di modo
che poi possono continuare il lavoro con il tablet,
il pc
portatile, o anche il tower
di casa. Ci sono programmi per cui adopero solo il pc grande, per
esempio per montare i video, utilizzando due monitor.
Mentre il software per accordare la chitarra è decisamente
più comodo sul telefonino!
Ci
sono però app che non sono programmi veri e propri, ma più
propriamente “scorciatoie” verso pagine web, che in
maniera più agile e rapida mi collegano direttamente alla banca, al
provider telefonico, all'agenzia di viaggi, e così via. Se sono
servizi che uso spesso, conviene installarle. Convengono anche per
esempio quelle che da una sola schermata di partenza consentono di
accedere a gran quantità di giornali, TV, radio.
Ma
se un servizio lo utilizzo solo una volta ogni tanto, oppure se il
link alla pagina di Wikipedia mi viene dato in tempo reale da un
motore
di ricerca, eventualmente combinato con un “assistente
personale”, il tutto con la rapidità del wi-fi o del 4G, è
molto più comodo e agevole usare un solo browser,
eventualmente con la sua bella lista di “preferiti”, che non una
quantità spropositata di app, che mi intasano inutilmente la memoria
del telefonino.
E
invece, siamo alle solite. Nel momento in cui si introducono le
innovazioni, a decine, a centinaia, ogni “innovatore” che ci si
propone si comporta come se ci fosse solo lui. Tutti, per
“facilitarci la vita”, ci impongono un nome
utente e una password, e adesso anche ci
vincolano ad una apposita app, naturalmente da scaricare e
installare. Decine, centinaia di app, che ci consentono di fare cose
prima impossibili come, per esempio, ordinare una pizza!
Ognuno
ovviamente col suo telefonino e tablet ci fa quello che vuole ma, tra
gli effetti collaterali di questa inflazione di app monouso e
monodose, a prova di analfabeti, c'è proprio una caduta
tendenziale del tasso di alfabetizzazione necessaria per poter
utilizzare gli aggeggi digitali che, se da un lato permette a tutti,
proprio a tutti, di usarli (democrazia?), dall'altro abbassa il
livello di consapevolezza collettiva di quelli che in fondo sono
soltanto i linguaggi su cui si basa la
società dell'informazione, che ormai tutti parlano, che pochi
sanno leggere e sempre meno, in percentuale, sanno e sapranno
scrivere.
Così,
non solo i computer, che sono le macchine con cui si fa la società
dell'informazione, ormai appaiono nell'immaginario collettivo come
dispositivi obsoleti e in via di estinzione, perché su
facebook si va più comodamente con un tablet (!), ma la
stessa rete
telematica planetaria viene sempre più frequentata da gente
che forse nemmeno lo sa di essere in rete, che vi accede come a un
supermercato globale che offre servizi ai suoi clienti, senza
più neanche l'idea che ci sono rotte attraverso cui si può
navigare, link che magari potremmo organizzarci noi, perché ogni
indirizzo e ogni funzione vengono raggiunti direttamente attraverso
un apposita app.
È
la morte
del web, la rinuncia alla cittadinanza attiva digitale, la “comodità”
che alla lunga uccide la consapevolezza del mondo, virtuale o reale
che sia, in cui viviamo.
Fino a ieri si diceva: vai a vedere il nostro sito.Troppo difficile! Ora si dice direttamente: scarica la app! E il processo di de responsabilizzazione è completo!
Fino a ieri si diceva: vai a vedere il nostro sito.Troppo difficile! Ora si dice direttamente: scarica la app! E il processo di de responsabilizzazione è completo!
Forse
non è una caso se in anni recenti, alla sempre più planetaria e
capillare diffusione di “tecnologia”, non si può certo
dire corrisponda un aumento dei livelli di partecipazione
democratica, dialogo, conoscenza reciproca e
collaborazione tra gli umani. Ma si tratta di due discorsi che
forse non hanno alcuna relazione tra di loro, anzi, sicuramente
richiedono due app differenti!